Le compravendite immobiliari, nel 2019, sono state oltre 600 mila. Circa 1600 al giorno. Dietro ogni atto notarile che chiude una trattativa, c’è un lavoro che vede coinvolti, oltre al venditore e all’acquirente, altri soggetti. Spesso un’agenzia, non di rado studi di consulenza, il Catasto, il Comune e il notaio.
Diciamolo con chiarezza: quasi mai fila tutto liscio. Gli immobili italiani, nella stragrande maggioranza dei casi, sono matasse da dipanare: condoni, abusi ancora da sanare, proprietà incrociate, vertenze in corso, difformità di vario ordine e grado. Più l’immobile ha una vita lunga, maggiori sono le incognite.
I nostri vecchi lo dicevano spesso: “Quando non ci saremo più noi, alla casa, ci penderete voi“. Vero, solo che da allora ad oggi la legislazione si è trasformata parecchio (possiamo anche dire, per fortuna) e una casa avuta in eredità, da rendita inattesa può facilmente trasformarsi in un incubo infinito.
Uno degli ostacolo più classici è il catasto. I più credono, sbagliando, che avere una planimetria catastale in ordine ci permetta di pensare: “Ok, ci siamo, tutto a posto“. Il catasto, rispetto all’immobile, non ha valore probatorio, ma solo fiscale. Grazie al catasto si determinano le imposte relative a quell’immobile. Per sapere se davvero è tutto in regola, la risposta arriva dall’archivio del Comune. Lì si nascondono le insidie, delle quali spesso non siamo a conoscenza.
Quelle insidie (che poi si concretizzano in problemi da risolvere) sono quelle che impediscono alla trattativa di essere rapida e, a volte, persino di concludersi. Magari perdendo la caparra.
Quindi, che fare? Non muoversi da soli, non affidarsi ai tutorial di YouTube. Una trattativa immobiliare è sempre piuttosto corposa, vengono messi in campo denari non irrilevanti. Investire un migliaio di euro (ma fossero anche 2 o 3) per una consulenza che ci permetta di arrivare con tutti i pezzi del puzzle a posto davanti al Notaio, e chiudere l’affare, sono soldi spesi bene.